25 gennaio 2006

K come Kriminal (e KinemaZOne). Intervista a Max Bunker

Intervista a Max Bunker di Ferdinando Carcavallo

Io l'adolescenza l'ho passata a vedere film di Totò, ascoltare canzoni di Bennato (Edoardo) e a leggere i fumetti di Max Bunker. Qualunque lato strano della mia personalità trae origine, dunque, dalla miscela di questi tre ingredienti fondamentali. In effetti, a lunga distanza, devo dire che i tre personaggi hanno qualcosa in comune. Totò sta al cinema come Bennato alla musica e come Max Bunker ai fumetti.
Questa breve premessa iper-personale solo per farvi capire con quanta emozione sto ad introdurre l'intervista che KinemaZOne è riuscito ad avere con il grande (noster semper noster) Max Bunker.
Max Bunker è l’unico autore di fumetti italiani a scrivere ininterrottamente da 36 anni le storie di un suo personaggio. Dal 1969, infatti, Alan Ford esce nelle edicole italiane mensilmente con una nuova storia. Ma Alan Ford non è che una delle creature di Max. Oltre ai personaggi del gruppo TNT Max ha dato i natali ad icone come Kriminal, Satanik, Maschera Nera, Fouchè, Dennis Cobb, Daniel, Maxmagnus ed altri.
Nel fumetto Max Bunker, quindi, ha (re)interpretato tutti i generi, a cominciare dal noir. Negli anni ’60 in Italia il fumetto nero ebbe un boom incredibile. Tra tutti sopravvissero Diabolik, Kriminal e Satanik, ma i personaggi di Bunker si diversificavano dal ladro trasformista delle sorelle Giussani per la componente grottesca ed erotica.
Oggi Max Bunker, oltre a continuare ad occuparsi di Alan Ford, scrive gli episodi di tre sue nuove creature, Kerry Kross, Beverly Kerr e Padre Kimberly con le quali è tornato al genere noir-poliziesco degli esordi, come è evidente dalla lettera K ricorrente nei nomi, a ricordare Kriminal e SataniK.

KinemaZOne: Max, nei film su Kriminal di Umberto Lenzi e in quello su Satanik di Vivarelli, la componente grottesca e umoristica tipica dei tuoi personaggi non traspariva quasi per niente. Fu una scelta concordata o un fallimento dell’adattamento?
Max Bunker: I produttori di quei film vedevano i personaggi solo ed esclusivamente nell'ottica drammatica. L'ironia non era affatto gradita. Inoltre io ero molto giovane allora e non avevo grandi possibilità di trattativa.Il mito del "grande" Max Bunker non era ancora deflagrato.

KZ: Dopo Satanik il cinema non è stato nei tuoi pensieri per un po’, anche se si è parlato di una trasposizione cinematografica di Alan Ford ogni volta che qualche regista si è lasciato andare in citazioni più o meno esplicite (Kusturika, i fratelli Cohen). Ci racconti quanto in questi anni ci siamo andati vicino?
MB: Ci sono stati circa una ventina di produttori italiani e non che nell'arco del tempo mi hanno contattato per ottenere i diritti cinematografici di Alan Ford. Ho sempre rifiutato perchè penso che una valido film su Alan richiederebbe un budget multi milionario in euro e un cast stellare. Se c'è qualcuno che vuole osare l'inosabile sono pronto ad ascoltarlo.

KZ: Come Max Bunker nel 1982 hai diretto e prodotto il film “Delitti, amore e gelosia” con Saverio Marconi e Fiorenza Marchigiani . Come fu la cosa? Come mai finisti addirittura a dirigerti un film?
MB: Per una serie di situazioni favorevoli si era prospettata la possibilità di fare una esperienza cinematografica.Scrivere sceneggiature come le scrivo io dettagliate, quadro per quadro, guida dell'immagine, dialogo, equivale a una direzione registica. Ho goduto dell'ottima collaborazione del maestro della fotografia Marcello Gatti che sapeva interpetare alla perfezione la mia visione del racconto. Ci fu anche chi remava contro ma nel complesso è stato divertente.
KZ: Il film non fu molto ben distribuito, qual’era la storia. Quanto dei personaggi dei fumetti di Max Bunker c’era dentro?
MB: Il film non fu molto fortunato, come tutti quelli che uscirono in quel periodo di crisi profonda del cinema, specialmente quello italiano. Non c'era nessun personaggio di fumetti. La sceneggiatura la feci prendendola da un breve romanzo che scrissi anni fa "Il commissario Clerici" che è tutt'ora inedito.

KZ: Come Luciano Secchi, il tuo alter ego letterario, al cinema ci sei andato alla grande. Nel 1978 Bruno Corbucci diresse Renato Pozzetto e Enzo Cannavale in “Agenzia Riccardo Finzi, praticamente detective” tratto da un tuo romanzo giallo, già premio Bancarella. Il film ebbe un certo successo (era il periodo d’oro di Pozzetto), ma come esperienza dal tuo punto di vista?
MB: Pozzetto veniva dall' insuccesso del film "Saxofone" e si impegnò non poco per entrare dentro nel personaggio di Riccardo Finzi che per certi versi gli stava bene addosso. Il film finì terzo negli incassi dell'anno.
KZ: Oggi il fumetto sta rivivendo un buon periodo, anche grazie al cinema americano che lo ritiene la principale fonte di ispirazione. Pensi che gli adattamenti cinematografici dei comics possano essere efficaci anche quando non si tratti di Supereroi?
MB: Non è questione di super-eroi o minor-eroi , è questione di quanti soldi si investono nel progetto. Come ho già detto su Alan Ford se il budget fosse ricco come dovrebbe essere, verrebbe fuori un film ultra-efficace.

KZ: Con i tuoi personaggi più recenti, Kerry Kross, Padre Kimberly e Beverly Kerr sei tornato al giallo. Si tratta, in effetti, di personaggi molto ben definiti che ben si adatterebbero ad una fiction, magari un serial televisivo. Hai mai avuto proposte in tal senso?
MB: Per Kerry Kross un paio di proposte, tutte e due dagli USA: Una per una serie televisiva (sfumando molto sulla omosessualuità del personaggio) e un'altra per un film. Il discorso è tutt'ora aperto. Stesso discorso per Beverly Kerr e Padre Kimberly che interessano molto un produtore italo-americano che li ha opzionati. Beverly aveva suscitato un certo interesse in un produttore francese. Niente da segnalare dall'Italia.
KZ: Cinema a parte, quali sono i progetti di Max Bunker per far conoscere i propri capolavori ad un pubblico giovane più vasto?
MB: C'è una sola chiave per aprire un discorso più vasto, quella del prezzo di vendita che deve essere molto contenuto e con questi chiari di luna è una cosa un po' ardua ma non impossibile. Ho in mente e sto già facendo i primi sketch, un nuovo personaggio. L'unico handicap è il tempo. Purtroppo una giornata ha solo 24 ore.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Ammazza che carattere !!!
Mi sa che con l'età è diventato simile al Numero Uno! Comunque su una cosa concordo: se si dovesse portare sullo schermo un fumetto corale come Alan Ford bisognerebbe farlo con un grande sforzo produttivo, se no sarebbe inutile e dannoso.

Ale

P.S. Un serial (anericano) su Kerry Kross in effetti non sarebbe male.