Contrariamente a quanto succede in Italia, gli americani quando fanno
un biopic lo fanno per lo più per mettere l'accento sugli aspetti
più negativi del personaggio in questione.
E' stato il caso di Ray, di Ali e adesso lo è di Peter Sellers,
l'indimenticabile attore inglese la cui carriera è raccontata nel
film Life and death of Peter Sellers di Stephen Hopkins che uscirà in
italia il 19 agosto con il titolo Tu chiamami Peter - ma ha rischiato
di chiamarsi Una pantera ad Hollywood!.
Il film, nato per la televisione americana, ha un cast di tutto
rispetto, a cominciare dal protagonista Geoffrey Rush che, anche se
penalizzato a volte da un make up troppo evidente, è un perfetto
Sellers nelle espressioni e nelle movenze. La bellissima Charlize
Theron è la bella Britt Ekland, attrice e seconda moglie di Peter,
mentre Stanley Tucci è un introverso, insofferente e pignolo Stanley
Kubrick.
Da ricordare anche la nostra Sonia Aquino (presentatrice di
Coming Soon) nella parte di Sophia Loren, non perché sia un grande
nome ma perché è una delle cose che restano maggiormente impresse
nella memoria dello spettatore (specie se maschio e etero).
Il film è gradevole nella ricostruzione della Hollywood degli anni
'60 e '70 e molto efficace è anche la trovata di far interpretare
a Geoffrey Rush a turno ognuno dei personaggi del film, con lo stesso
spirito istrionico di Sellers.
Quello che può sembrare meno riuscito è il tentativo di introspezione
psicologica dell'attore inglese, ma del resto Hopkins non è
Scorsese.
Tutto quello che si sa, per sentito dire, di Peter Sellers nel film è
rappresentato in maniera troppo iconografica se non banale. Quindi
assistiamo al Sellers lunatico che distrugge i giocattoli del figlio
per poi regalargli un pony dopo nemmeno un giorno, al Sellers donnaiolo
che lascia la famiglia per inseguire un sono erotico con la Loren, al
Sellers vizioso che indugia nell'alcool e nelle droghe pesanti, fino
al Sellers vanesio che si innamora di un romanzo (Being there/Oltre il
giardino) che vuole a tutti i costi portare sullo schermo convinto che
possa donargli l'immortalità.
Il film non sarà visto quasi da nessuno in Italia, visto il periodo in
cui lo faranno uscire al cinema, ma credo che girerà abbastanza nel circuito
Home Video. Vale la pena, comunque, di essere visto se non altro
perché ricostruisce la genesi di film molto popolari e perché ricorda
un attore forse mai abbastanza apprezzato, alla vigilia di un remake de
La pantera rosa con Steve Martin.
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