24 luglio 2005

The Black Dahlia

A leggere la trama e le altre notizie sul prossimo film del maestro Brian De Palma, sembra che l'ambientazione sarà molto simile a quella di L.A. Confidential, anche perchè The Black Dahlia è tratto dall'omonimo romanzo di James Ellroy, autore anche dell'originale del film di Curtis Hanson. Il romanzo di Ellroy è da molti considerato uno degli ultimi esempi di grande noir, e il fatto che sia De Palma a dare immagini alla storia fa ben sperare.
The Black Dahlia racconta dell'indagine da parte di due poliziotti ex pugili sull'omicidio di una ragazza di 22 anni, Elizabeth Short, aspirante attrice, mitomane e prostituta a tempo perso, il cui cadavere seviziato e diviso in due fu trovato il 15 Gennaio del 1947 a Los Angeles dando via ad uno dei casi di cronaca irrisolti più conosciuti della storia americana. All'epoca della vicenda i media fecero un gran clamore dando al personaggio il nome di Dalia Nera, a causa del colore corvino dei capelli, perifrasando il titolo del film Blue Dahlia (La Dalia azzurra) con Veronica Lake del 1946.
Un ottimo plot, quindi, per il ritorno di Brian De Palma che ci aveva lasciato con un altra Famme Fatale, film molto seducente che aveva il grande merito di omaggiare il genere noir ma che, considerando il calibro dell'autore, aveva un po' deluso le aspettative.

Nella parte della Short, De Palma (o ci per lui) ha scelto la trentenne canadese Mia Kirshner (mai vista), ma parti ben più di rilievo sono riservate agli onnipresenti Scarlett Johansson e Josh Hartnett.

Speriamo soltanto che De Palma non si senta ancora una volta obbligato, come per le sue ultime produzioni, a dover omaggiare i maestri del genere, soprattutto il sommo Hitchcock, con scene di docce, lavandini sgorganti e interminabili piani sequenza.

E a proposito di De Palma, sembra che l'annunciato prequel de Gli Intoccabili (Capone rising) sia ormai ufficiale per il 2006, così come è ufficiale che con quello di Scarface (annuniato per il 2007) De Palma non avrà niente a che fare.

La storia della Dalia Nera

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01 luglio 2005

Kill

di Ferdinando Carcavallo

Beh, devo confessare che visto il clamore e l’interesse suscitato (ai rumors ha contribuito sebbene modestissimamente anche il sottoscritto), mi aspettavo di più da Kill?. Non direi nemmeno tanto di più. Mi aspettavo qualcosa. La trama, per quanto non originale, avrebbe potuto essere comunque un pretesto per una storia divertente e intrigante, magari anche un po’ scomoda. Avrebbe potuto sì, ma in mano ad uno scrittore, e non in mano ad un uomo di scienze col vezzo della narrativa. Confesso, non ho letto altri romanzi di Roberto Vacca, ma conosco i suoi scritti divulgativi di ingegneria informatica (siamo colleghi…) e probabilmente è una di quelle figure che mi hanno convinto alla virata dagli studi classici a quelli scientifici. Non sapevo nemmeno del suo interesse per la politica e mi ha fatto piacere constatare quanto fossimo allineati anche su questo tema. Però devo a malincuore constatare che il “romanzo di fantapolitica” del professor Vacca delude i lettori un po’ avvezzi a tecniche e atmosfere di questo genere.

Di fantapolitica non c’è molto, se non che il fatto storico dal quale prende spunto è inventato. Ma questo non basta a proiettare un lettore in un contesto politico alternativo, irreale ma possibile. Se devo pensare ad un romanzo di fantapolitica mi viene in mente Fatherland1984 di Orwell o V for Vendetta di Alan Moore - , in cui un presente alternativo è un pretesto per riflettere sui pericoli dell’autoritarismo nell’era moderna.

Diciamo la verità, se il politico vittima dell’attentato non si chiamasse Silvio Berlusconi il romanzo non avrebbe nessun interesse. Infatti, l’unico motivo per il quale non ho abbandonato la lettura prima della fine è stato perché mi aspettavo da un momento all’altro una rivelazione, una denuncia o semplicemente una teoria di Vacca sul futuro del paese. Il romanzo di Vacca non solo non arriva a tanto ma è permeato da un qualunquismo antiberlusconiano al quale ci siamo talmente abituati che cominciamo a non crederci nemmeno più. Quasi quasi il “portatore nano di democrazia“ comincia a farci tenerezza per la sua goffagine, quasi come la maschera Fantozzi. E’ il momento di cambiare strategia, professore.

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