di Ferdinando Carcavallo
Non che sia avvezzo ai festival cinematografici, ma ho visitato i luoghi dove questi si svolgono. Quindi ho visto Cannes, Hollywood e Venezia. L’Ischia Film Festival si svolge – come i meglio informati sanno – ad Ischia, e non è per campanilismo se mi sento di affermare con certezza che tale locazione è la migliore. E infatti tema principale dell’IFF sono le location cinematografiche, con una naturale predilezione per l’isola verde e le altre isole del Golfo di Napoli.
Il festival si è inaugurato ieri sera con un cocktail in un albergo sul mare ai piedi del Castello Aragonese ed è proseguito con una mostra fotografica (Roma – la città del cinema) alla torre di Guevara e la proiezione di un film (Il Mulatto) di De Robertis con Umberto Spadaro girato nel 1949 ad Ischia e restaurato per l'occasione.
Già da questa prima giornata l’IFF si è delineato come un festival (ancora) molto lontano dal frastuono della mondanità e dal clamore delle promozioni, e per questo un’occasione d’oro per concentrarsi sul valore estetico dell’opera cinematografica. In questo contesto cala alla perfezione la presenza come Guest Star (ma anche patron) di un artista come Vittorio Storaro. E oltre che un artista, Storaro, è anche una persona estremamente disponibile, tanto che al cocktail di inaugurazione del festival ha concesso un po’ del suo tempo a KinemaZOne, grazie anche alla benevolenza di Enny Mazzella. Appena mi ha visto mi ha chiesto cos’era quel brutto simbolo sulla mia maglietta.Gli ho spiegato che non era il simbolo di una setta satanica ma il logo di Blair Witch Project, forse l’ultimo Horror girato a Hollywood, prima dell’arrivo degli horror giapponesi.
Non conosco… Non amo l’Horror ha risposto il maestro, anche se nella sua filmografia compaiono Dario Argento e l’ultimo Esorcista.
Con Argento ho fatto "L'uccello dalle piume di cristallo" che non era un Horror. Era un giallo psicologico. Una storia bellissima. Fu un bel lavoro, anche se non lo ricordo con piacere per via della rottura con la produzione, specialmente con il padre di Dario (KZ: Salvatore Argento)… Riguardo l’ultimo "Esorcista" poi, la storia è lunga. Firmai il contratto quando lessi il copione di Frankheimer, che purtroppo morì nel 2002. Il film passò poi a Paul Schreder completamente sconvolto, molto più psicologico, e già lì avrei voluto interrompere la collaborazione, ma non potevo. La produzione si sarebbe spostata a Cinecittà praticamente per me. Alla fine anche Schreder fu sostituito.
Avrei voluto chiedergli un parere sul ruolo del Direttore della Fotografia nell’era del digitale, dove praticamente le location sono create con la computer graphic, ma mi ha interrotto all’inizio contestandomi (amabilmente) sulla definizione.
Non esiste il Direttore della fotografia. E’ una definizione errata, tutta italiana. Io vorrei cambiarla. Nel film c’è un solo "director", ed è il regista. Io riconosco l’autorità del regista, è lui che dirige e basta. E’ inconcepibile avere due direttori. Come se in un’orchestra tu dirigessi gli archi e io gli altri musicisti.
E’ allora che definizione possiamo usare?
Dal Greco, come sempre. Il Fotografo è colui che scrive, racconta con le luci. Photo(luce) Grapho (Scrivere). Nel mio caso c’è da aggiungere la parola "Kine" perché c’è il movimento. Quindi la definizione esatta è quella americana Cinematographer. In Italiano potremmo dire Fotografo Cinematografico o Cinefotografo.
0 commenti:
Posta un commento