23 dicembre 2005

Ti piace Hitchcock?

Questa opera prima dell'esordiente regista romano Dario Argento ha in se qualcosa che fa ben sperare per il futuro. Certo, molta ne deve fare di esperienza il giovane cineasta per arrivare a dei livelli soltanto paragonabili a quelli che sembrano chiramente essere i suoi modelli di riferimento, ossia il maestro citato nel titolo, De Palma e Romero. Soprattutto il giovane Dario (filgio del produttore Claudio) deve lavorare sulla scelta degli attori, che sicuramente con un budget adeguato non saranno più un problema. Il vezzo di girare in inglese non è di per se un problema, a patto di affidare il doppiaggio ad una equipe di professionisti che abbiano fatto qualcosa in più del doppiaggio di filmetti porno. Altra materia da curare di più è sicuramente l'intreccio. Ma col tempo il ragazzo capirà che buttare in faccia al pubblico assassino e movente alla prima scena non è una mossa che giova alla suspence. Infine, quando alla scuola di cinematograia avrà seguito un corso di fotografia, sicuramente l'utilizzo delle luci sarà materia per lui più malleabile.

Le premesse per una carriera discreta ci sono, insomma. Magari, tra una decina d'anni ce lo ritroviamo ad affiancare i Masters of Horror internazionali, ma forse corriamo un po' troppo.

Per finire occorre rispondere alla domanda: si mi piace Hitchcock, ma a te che t'ha fatto?

Dario Argento, DVD, Hitchcock

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22 dicembre 2005

L'amico di famiglia

Sarà Giacomo Rizzo, attore teatrale napoletano di grande esperienza, il protagonista de L'amico di famiglia, l'attesissimo nuovo film di Paolo Sorrentino dopo la grande prova de Le conseguenze dell'amore. Rizzo sarà Geremia, un anziano usuraio di provincia, che presta i soldi ad un padre di famiglia bisognoso di risorse per organizzare un bel matrimonio alla figlia. Nel cast de L'amico di famiglia ci saranno anche Fabrizio Bentivoglio (in veste country), Laura Chiatti e Gigi Angelillo.
Ancora una volta, quindi, Sorrentino predilige attori teatrali (dopo Toni Servillo) per rappresentare i suoi personaggi in bilico tra bene e male. Il regista napoletano conta molto sulla vis comica di Giacomo Rizzo - che proviene dall'avanspettacolo - per dare un fascino ed un personaggio disgustoso come può essere uno strozzino.

A giudicare dalle immagini e dal teaser messo in circolazione sul web con quasi un anno di anticipo sull'uscita (autunno 2006) sembra proprio che si tratti di grande cinema, pienamente all'altezza delle aspettative. Di quei film che in Italia devono prima vincere una decina di premi per essere distribuiti come si deve...

Il teaser

Paolo Sorrentino, Giacomo Rizzo, Fabrizio Bentivoglio

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15 dicembre 2005

Il codice da Vinci: teaser trailer

Il nuovo film di Ron Howard tratto dal best seller di Dan Brown ha un trailer disponibile su Internet. E' già il secondo clip promozionale realizzato per il film. Il primo, in verità, era davvero inutile e si limitava a ufficializzare il cast. In questo secondo, invece, dovrebbero vedersi alcune scene del film, che comunque uscirà quasi in contemporanea mondiale il 19 maggio.
Godetevi (si fa per dire) le immagini.

Teaser Trailer
Sito ufficiale del film

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03 dicembre 2005

Colpo di Stato - Le elezioni nascoste

Leggendo su cinemavenire.it una vechia intervista a Marco Giusti e Luca Rea, mi è tornato in mente un film del grande Luciano Salce dal titolo Colpo di stato, annoverato tra i film invisibili del cinema italiano. Questo strano film, che Salce stesso considerava il suo capolavoro, è una satira molto fine sulla psicosi anticomunista dell'Italia della fine anni '60 (il film è del 1968). Girato in bianco e nero, senza attori, con uno stile documentarista che oggi chiamiamo mockumentary ma che allora era pura avanguardia, il film racconta di una vittoria comunista alle elezioni politiche e dei successivi tentativi goffi e disperati della Democrazia Cristiana, governo Americano e servizi segreti di ribaltare il risultato e della Rai di non dare la notizia. Due giorni nelle sale e poi subito volatilizzatosi, tranne l'apparizione fugace in TV negli anni '80, in quanto assolutamente politically incorrect.
Se ci fosse stato eMule negli anni '70 oggi molte più persone conoscerebbero quest'opera.

Altre Info su Colpo di Stato su:

cinemavvenire.it
sentieriselvaggi.it

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16 ottobre 2005

Blek Giek

di Ferdinando Carcavallo

Blek Giek di Enrico Caria è un film del 2001, raro esempio di autentico spaghetti pulp. Una trama degna di Niccolò Ammaniti e la regia che ricorda Tarantino ma senza scimmiottarlo. I dialoghi e le situazioni parossistiche sono tipiche di una commedia non italiana, più vicina ad Almodovar che a Soldini. Gli interpreti Biagio Izzo, Lillo & Greg e Giovanni Mauriello sono certamente alla loro migliore esperienza cinematografica. Sopratutto Izzo, che a differenza di quando lavora con Parenti e Salemme, non è costretto a imitare se stesso e abbandona l'irritante personagio di Bibì. Non aspettatevi un capolavoro. Il film è pieno di trovate e intrecci divertenti e al limite dell'assurdo, ma il tutto è degnamente fatto con pochi mezzi, ma molta inventiva. Tra le cose memorabili la preghiera del pusher Scellone agonizzante che cerca di improvvisare una preghiera recitando: Padre eterno...che sei nei cieli...pieno di grazie...rimetti i debitori..anzi no, rimettiti nei miei panni...je so' nu buono guaglione....
Sarei curioso di vedere gli altri film di Caria, ma oltre Blek Giek non ci sono altri film in DVD. Per chi non lo sapesse Enrico Caria è regista e scrittore satirico, già collaboratore de Il Male e di Cuore ed ha realizzato finora quattro lungometraggi di cui Blek Giek è l'ultimo. Di un certo successo è stato L'uomo della fortuna del 2000 con Tony Sperandeo ed Enzo Cannavale, mentre gli altri meno noti sono Carogne (1995) con Alessandro Haber e 17 del 1992 con Mauriello e Peppe Barra.
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09 ottobre 2005

King Kong e Superman: gemelli diversi

di Ferdi Carcavallo

Arrivano online o trailer di due dei film più attesi del momento. Il primo è King Kong di Peter Jackson, ormai prossimo all'uscita prevista per dicembre, il secondo è Superman returns di Bryan Singer che vedremo solo in estate. Il trailer di King Kong è già visibile nei cinema da un po' di tempo e promette uno spettacolo davvero straordinario oltre che una certa fedeltà all'originale del 1933 di Merian Cooper e Edgar Wallace, almeno nell'ambientazione. A sorprendere per la spettacolarità non è tanto il romantico scimmione microcefalo quanto la fotografia e le riprese della misteriosa isola regno di Kong.

Per quanto riguarda invece il supereroe DC Comics, il trailer - o meglio il teaser - ricorda molto da vicino il Batman di Christopher Nolan, ma è inevitabile pensare al mitico film con Christopher Reeve quando il protagonista appare in posizione fetale nella caverna dei cristalli. Si tratta ovviamente di una citazione, ma sembra che Singer abbia fatto di tutto per ispirarsi più al fumetto e ai cartoons degli anni '50 che al film del 1978.
Tra le due uscite, diverse nella concezione ma simili per il fatto di essere degli attesi riadattamenti, sono personalmente interessato più a quella di Jackson, nonostante non abbia amato i signori degli anelli e sia un appassionato di fumetti. Il fatto è che King Kong è un personaggio simbolo del cinema fantastico americano e quindi sarà interessante vedere quanto (e se) i 70 anni di cinema e di tecnologia trascorsi dal primo film siano serviti a dare al personaggio più forza e fascino.

Da notare, inoltre, come i poster finora distribuiti dei due film siano praticamente uguali. In entrambi il protagonista è posto su una rocca a guardare New York, cosa appare abbastanza strana nel caso di Superman che come tutti sanno è residente ed esercita a Metropolis. Ma, in fondo, sono molte le analogie tra i due miti. Sia King Kong che Superman sono dei diversi, degli stranieri trapiantati non per loro volontà in una civiltà diversa con evidenti problemi di adattamento e comunicazione. L'analogia si rompe, invece, negli epilogo delle loro storie, in quanto l'esule della giungla non riesce ad adattarsi alla nuova vita finendo giustiziato per la sola colpa di avere un istinto indomabile, mentre l'extraterrestre prende talmente a cuore il nuovo villaggio da autoeleggersi a protettore di tutti gli abitanti contro il male. In Superman, tra l'altro, il male è ben identificato in una figura simbolo che è quella di Lex Luthor (Kevin Spacey) mentre nel film di Jackson il male degli uomini sono gli uomini stessi e la loro paura per le diversità.

Trailer Superman's return (QT 13,5 MB)
Sito ufficiale e trailer di King Kong

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30 settembre 2005

Dylan Dog, nightmare's investigator

di Ferdi Carcavallo

Dead of night - www.ubcfumetti.comNon c'è niente da fare. "Batti il ferro finchè è caldo". "Cavallo vincente non si cambia". Dobbiamo dirne altre di banalità?
Ad ogni modo, il cinema americano sembra ben lontano dal voler smettere di perseguire la strada degli adattamenti di fumetti. Con Wonder Woman e Ghost Rider sembrava proprio di aver esaurito le scorte, ma Hollywood non si è persa d'animo: ci sono sempre i fumetti europei. E così, dopo la francesina Barbarella, anche l'italiano Dylan Dog se ne andrà in america a fare fortuna. Conoscendo la sua fobia per l'aereo probabilmente il viaggio sarà abbastanza lungo, ma pare certa la notizia che la Miramax produrrà il film Night of death (classico titolo horror) tratto da due delle storie dell'indagatore dell'incubo di Craven Road n.7, sulle quali gli sceneggiatori Joshua Oppenheimer e Thomas Dean Donnelly sono già al lavoro. Sembra anche che i nomi di Dylan e Groucho saranno cambiati rispettivamente in Derek Donovan e Marcus Adams.
Regista del film sarà Breck Eisner (Sahara) mentre l'unico nome finora fatto dai produttori come possibile interprete è quello di Dylan McDermott, visto in La Giuria.
C'è da dire che Dylan Dog, per quanto fumetto di altissima qualità e caratteristiche internazionali, non è ancora conosciuto al pubblico americano - ecco spiegato l'esclusione del nome del personagio dal titolo del film - anche se da tempo si parla di una pubblicazione negli USA.
Dylan McDermott - www.5in9.comQuello che ha colpito i produttori americani è stato il fatto che Dylan Dog è un personaggio amato sia da un pubblico maschile che femminile e poi sicuramente la matrice noir, prima ancora che horror, delle storie di Sclavi & co. è in piena sintonia con lo stile hollywoodiano moderno.
Gioire di questo interessamento o rammaricarci per essere stati anticipati dai soliti Yankees?
Beh, Dylan Dog vanta quasi venti anni di successo, e i cineasti italiani ne hanno avuto di tempo per fare il primo passo. Anche se non dimentichiamo certo il Dellamorte Dellamore di Michele Soavi ispirato ad un personaggio dello stesso Tiziano Sclavi che costituiva la bozza di Dylan Dog.
Speriamo solo di non avere un prodotto tipo i cartoni animati di Martin Mystere... Intanto in Italia qualcuno pensa di portare suli schermi i fumetti sul Cucciolone.

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25 settembre 2005

Tarantino: Grindhouse

di Ferdi Carcavallo
Quentin Tarantino - eng.wikipedia.orgGrindhouse è il termine che indica quelle sale cinematografiche americane che negli anni '60 e '70 proiettavano in sequenza i cosiddetti exploitation film, ossia pellicole piene zeppe di violenza, sangue e scene estreme di vario genere (sesso, horror, poliziesco e altro). Tali film, prodotti a bassissimo costo, conservano tuttoggi un fascino gotico, ed erano realizzati da registi ormai di culto come Roger Corman, John Waters, Ruggero Deodato e Lucio Fulci. Il filone horror della exploitation è quello che ispirerà Quentin Tarantino e Robert Rodriguez nella loro prossima join venture cinematografica, dopo Sin City. Il progetto, il cui nome è proprio Grindhouse, consiste nella realizzazione di due film della durata di 60 minuti che saranno proiettati in sequenza proprio come accadeva nei cinematografi della 42ma strada di New York. Gli episodi, intitolati Planet terror e Death Proof, dovrebbero realizzarsi entro la primavera 2006, periodo annunciato dalla Miramax per la distribuzione di GrindHouse. Tarantino e Roriguez non escludono che il progetto possa avere una continuità nel futuro, con la realizzazione di altri minifilm, magari a distribuzione Home Video.
Nessuna smentita per il momento sulla realizzazione di Inglorious Bastards annunciato dalla Miramax per il 2006 e il cui cast, già abbastanza prestigioso, si andrebbe ad arricchire ulteriormente con il redivivo Eddie Murphy.
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Carlo Lucarelli e KinemaZOne politically incorrect

di Ferdinando Carcavallo e Flavio Ignelzi


Carlo Lucarelli - www.kinematrix.itCarlo Lucarelli, oltre ad essere Re Media della cultura italiana contemporanea è anche persona estremamente disponibile e disposta al dialogo. Grazie a quest’ultima qualità KinemaZOne, nelle sembianze umane (insomma…) di Ferdinando Carcavallo e Flavio Ignelzi, è riuscito ad avere un intervista con lo scrittore bolognese in cui si è parlato un po’ di tutte le sue esperienze - letteratura (principale attività), fumetto, passando per il cinema, radio, internet e televisione - più alcune interessanti riflessioni sulla censura televisiva e cinematografica di oggi.

:::LA TELEVISIONE:::

KinemaZOne: Carlo, la Rodeo Drive sta realizzando dei minifilm tratti dai racconti della raccolta Crimini. Il tuo racconto Il terzo sparo non verrà adattato. Come mai? Problemi di censura?

Carlo Lucarelli: No. Quando è stato concepito il progetto il mio racconto ancora non esisteva. Dal momento che non avrei avuto il tempo di scriverlo in tempo utile hanno acquistato un mio vecchio racconto ("Rapidamente" da "Medical Thriller") , cosa che mi ha reso molto più libero nello scrivere il racconto per "Crimini" perchè avrebbe avuto una collocazione esclusivamente letteraria. Tutto qui.

Indagine su un cittanino al di sopra di ogni sospettoKZ: Il poliziotto corrotto, quindi, come quello protagonista de Il terzo sparo, è ancora un personaggio che desta preoccupazione, almeno fuori dai libri?

CL: Si, certo. I poliziotti corrotti sono un classico della letteratura noir, sia straniera che italiana, e essere politicamente scorretti è quasi una caratteristica fisiologica del genere. Lo siamo e lo possiamo essere senza problemi… in letteratura. La cosa cambia quando si parla di cinema e televisione in Italia (che a volte è la stessa cosa, soprattutto se i soldi per fare il film vengono dalla tv). Lì il concetto di politicamente scorretto si restringe notevolmente e ha limiti di tolleranza che permettono di andare poco lontano. I tempi di Elio Petri e "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" sembrano passati da un pezzo…

La fiction tv 'Carabinieri' - www.cinecitta.comKZ: Una sorta di involuzione della libertà di espressione, quindi. Ma la censura televisiva non dovrebbe tutelare la sensibilità degli spettatori? Quale categoria di spettatori si sarebbe potuta sentire turbata da una storia come Il terzo sparo?

CL: L’Amministrazione della Polizia di Stato, direi, e nessun altro. Gli spettatori sanno benissimo che noi mettiamo in scena una realtà volutamente esasperata, proprio per rendere visibili pericoli e contraddizioni (anche se la storia della banda della Uno Bianca sarebbe già esasperata di per sé) e non si turbano. Semmai colgono l’occasione per riflettere. Un’immagine elegiaca delle istituzioni viene percepita come falsa in un noir e risulta un po’ fastidiosa - e alla fine controproducente - di quella sporca che a volte offriamo noi.

Gian Maria Volontè - www.italica.rai.itKZ: Ma esiste una differenza tra la censura televisiva e quella cinematografica?

CL: Esiste quando il cinema non prende soldi dalla televisione e non si lascia condizionare dal diritto di antenna che quantifica un eventuale passaggio televisivo. Per esempio, il citato Indagine su un cittadino… con il bravissimo Gian Maria Volontè, se non fosse stato realizzato prima, riusciremmo ad immaginarcelo come una miniserie televisiva su RAI1 alle nove di sera? Non credo, e non solo per la tensione erotica della vicenda. E se come film fosse coprodotto dalla Rai o Mediaset probabilmente il risultato sarebbe lo stesso.

Blu Notte - www.international.rai.itKZ: Capita mai che ti censurino un’uscita televisiva?

CL: No, non mi è mai successo, né per quanto riguarda "BluNotte" né per le cose tratte dai miei romanzi (che devono ancora andare in onda). Abbiamo subìto, io e gli altri sceneggiatori, pressioni che non potremmo definire censura, semmai “prudenza”. La televisione tende a rifare quello che è stato già fatto e a non sperimentare per paura che vada male, per cui quando si imbarca in un progetto un po’ strano prova a normalizzarlo togliendo tutto quello che può sembrare diverso. Noi abbiamo fatto un po’ di resistenza e gran parte delle nostre idee sono passate. Si tratta sempre di un compromesso, ma nel mio caso è stato largamente accettabile*.

L'ispettore Coliandro - www.raifiction.rai.itKZ: A proposito di progetti televisivi, già da un po’ di tempo sono stati realizzati per la Rai, da te e i Manetti Bros, quattro episodi tratti dalle storie dell’ispettore Coliandro, con Gianpaolo Morelli ed Enrico Silvestrin, ma finora nessuno li ha visti. Erano in programmazione per questo autunno, ma la sovrapposizione con Distretto di polizia 5, in cui compare Morelli, ha causato un’ulteriore slittamento. Qualche commento in proposito?

CL: In effetti è così, e non possiamo farci niente. Vedere Morelli in due fiction contemporaneamente sarebbe strano. Spero che mandino in onda i film abbastanza presto perché sono curioso di vedere le reazioni. A me piacciono molto e se funzionano possono aprire la strada ad un tipo di noir duro e umoristico allo stesso tempo, e anche un po’ (soltanto un po’) politicamente scorretto.

KZ: Cosa hai visto in TV ultimamente e ti è piaciuto?

CL: Ho rivisto serie televisive come "I Soprano" e una che poi è sparita che si chiama "The Shield" (ndr. Italia1, domenica sera ore 21.00) e che era veramente “sporca”. Non so che fine abbia fatto. Per il resto non ho visto molto…


:::IL FUMETTO:::

Alta CriminalitàKZ: Le tue incursioni nel fumetto sono tutt’altro che rare: Coliandro con Catacchio ha goduto di un buon riscontro di vendite, considerando che non era un prodotto per la grande distribuzione. Poi c’è stata l’esperienza con Dylan Dog (n. 153, “La strada verso il nulla”) ed ora il racconto breve “Il delitto di Natale” disegnato da Claudio Villa nell’antologia “Alta criminalità”. Dobbiamo attenderci altro?


CL: Per adesso no, perché sono impegnato in altre cose, ma mi piacerebbe fare altre esperienze. Il fatto è che scrivere per il fumetto è difficilissimo…almeno per me. Richiede una tecnica narrativa molto particolare, che non si può improvvisare così. Però mi piace…da una grande soddisfazione, soprattutto quando si è in sintonia con il disegnatore.

Gea - www.spaziojml.itKZ: La recente iniziativa della Edizioni Becco Giallo con “Una bomber” e “I delitti di Alleghe” sembra fatta apposta per i tuoi “Misteri Italiani”. Cosa ne pensi del fumetto italiano di genere (giallo/poliziesco)?

CL: Il fumetto italiano mi piace. Mi piace la capacità che ha di fondere i generi (penso a Brendon, Napoleone o Gea, che mi piace moltissimo). Credo però che l’affermazione attribuita all’area Bonelli per cui “Mani in alto, Frank!” suona meglio di “Mani in alto, Francesco!” abbia penalizzato lo sviluppo di un fumetto di genere veramente italiano, anche come ambientazione. I fumetti del "Becco Giallo" mi sono piaciuti moltissimo e mi sembra un’ottima idea per raccontare la nostra storia recente. Spero che continuino alla grande.

KZ: Qual è l’ultimo fumetto che hai letto e ti è piaciuto?

CL: Mi sono riletto tutti i Frank Miller su "Sin City", data l’uscita del film che ho visto in ritardo. Mi sono piaciuti come la prima volta.


:::IL CINEMA:::

Dario Argento - www.italica.rai.itKZ: La tua avventura nel cinema ti ha visto al fianco di un maestro indiscusso del thriller all’italiana come Dario Argento con Nonhosonno, ma non ha generato proprio un capolavoro (perdona la franchezza). Cosa non ha funzionato?

CL: Non saprei, io ho solo collaborato alla sceneggiatura precisando la figura dei poliziotti e fornendo un piccolo contributo alla struttura del giallo. A me non è dispiaciuto, ma credo che un capolavoro come "Profondo Rosso", a cui il film voleva arrivare, non sia raggiungibile.

Almost Blue - www.kinematrix.netKZ: Di altro livello l’adattamento del tuo “Almost Blue” realizzato da Alex Infascelli (quest’ultimo al suo debutto con quel film). Cosa ne pensi del risultato finale?

CL: Qui proprio non ho collaborato in alcun modo e sono andato a vedere il film da spettatore. Il film è molto diverso dal romanzo, e Infascelli interessavano cose diverse da quelle che mi hanno spinto a scrivere quella storia, tipo i colori visti dal ragazzo cieco e la figura di Grazia Negro. E’ un film visionario e molto duro, che mi è piaciuto ma mi ha deluso dal punto di vista della struttura narrativa. Credo che in questo senso nel film ci siano molte parti del mio lavoro di cui avrebbe potuto benissimo fare a meno.

Incubatoio 16KZ: La dimensione del racconto pare esserti particolarmente consona. Nell’introduzione de Il lato sinistro del cuore applichi l’efficace metafora albero-romanzo/bonsai-racconto. L’equivalenza vale anche per il cortometraggio? Non pensi sia una perfetta modalità di narrazione (soprattutto in termini di tempistiche) per il genere giallo/poliziesco/mistery?

CL: Non lo so. Il noir e il giallo hanno bisogno di una preparazione abbastanza lunga prima di lanciare l’epilogo e il colpo di scena. Con la scrittura tutto questo si può considerare in poche parole e molte elisioni. Non so se si possa fare lo stesso con l’immagine. Ma io sono uno scrittore, e ragiono da scrittore, magari sbaglio…

Laura di RiminiKZ: Hai mai pensato di occuparti in prima persona nella direzione di un film?

CL: Me lo hanno proposto ed ho accettato, anche se si tratta di una co-regia assieme a Fabio Sabbioni. Dovremmo girare “Laura di Rimini”, ma aspettavamo il finanziamento dallo Stato e siamo stati bocciati. Peccato perché sembrava che il progetto potesse avere una sua solidità sia dal punto di vista autoriale che commerciale. Comunque, vedremo…

KZ: Quale tua storia vorresti fosse adattata per il grande schermo e con quale cast?

CL: L’isola dell’angelo caduto. Non sono bravo con il cast, ma se potessi scegliere il regista vorrei Roman Polanski.

KZ: Vedi più adatta alle tue storie una versione cinematografica, una fiction o un fumetto?

CL: Scarto la fiction perché le produzioni televisive hanno troppi problemi, tipo l’esigenza di essere una miniserie in più puntate, piacere per forza a tutti e avere campi lunghi e dialoghi semplici se no la gente si distrae e cambia canale (naturalmente non è vero, ma questo non importa). Al fumetto preferisco il cinema, ma solo perché ho più dimestichezza con le strutture narrative di quel mezzo e riesco ad immaginare meglio gli adattamenti.

KZ: Prima di salutarci, Carlo, vuoi anticiparci qualcosa di “Eritrea”, il nuovo romanzo a cui stai lavorando?

CL: E’ un romanzo diverso da quelli che ho scritto fino ad ora. E’ corale, con tanti personaggi e tante storie che si intrecciano, non solo noir. Sto facendo esperimenti e mi sta piacendo molto. Ci sono dentro, che è meglio che dire sono all’inizio ma non è ancora come dire che lo sto finendo. Se viene come spero sarà molto bello. Spero.


E non abbiamo motivi di dubitarne. Tra l’altro a prova della complessità del nuovo lavoro ci sono le immagini che Lucarelli ha pubblicato sul suo blog carlolucarelli.splinder.com che ritraggono le condizioni del suo studio durante la lavorazione.


*) 4 ottobre 2005: Il senatore Francesco Servello di An ha presentato un'interrogazione parlamentare nei confronti della puntata di Blu Notte dedicata alla violenza degli anni '70. L'esponente di An ha denunciato il carattere tendenzioso della ricostruzione, incompatibile con la funzione di servizio pubblico svolto dalla RAI. Secondo Servello inoltre i commenti e i racconti del conduttore sono apparsi orientati politicamente ed ideologicamente. Il senatore ha chiesto iniziative per accertare le cause che hanno permesso una così grave violazione delle regole del servizio pubblico e per richiamare, secondo quanto previsto dal contratto di servizio, i dirigenti della RAI alle loro responsabilità.

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30 agosto 2005

Il caimano

di Ferdi Carcavallo

Michael Moore, con il suo feroce documentario Farenheith 9/11 decretò la seconda vittoria di Bush alle presidenziali del 2004. Marco Travaglio, con il suo libro-dossier L'odore dei soldi procurò una seconda e più longeva vittoria elettorale a silvio berlusconi alle politiche del 2001, privandoci per sempre di Daniele Luttazzi in TV.

Ora, in previsione delle prossime elezioni, è Nanni Moretti a fornire ancora una volta al nostro amato premier l'occasione di metter su la pantomima della congiura anti-berlusconiana, e lo fa non con un documentario ma con un film di fiction intitolato Il caimano, "nella migliore tradizione del cinema italiano d'impegno civile, come all'epoca fu, ad esempio, Le mani sulla città di Francesco Rosi."

Sono contento innanzitutto del fatto che Moretti torni a far cinema, e dell'impegno politico non potevamo dubitare, ma, visti i precedenti, dubito assai dell'efficacia politica dell'operazione. Il film si annuncia come una vera e propria biografia dell'imprenditore milanese, con l'obiettivo di suscitare dei dubbi negli elettori.

Speriamo che Moretti trovi la strada giusta però, perchè come berlusconi è arrivato dov'è ora e quali siano i suoi scopi è ormai chiaro a tutti. Chi lo ha votato e lo voterà ancora sa benissimo tutto ciò.

Al film di Moretti parteciperà Silvio Orlando (nella parte del protagonista?).

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24 agosto 2005

The life and death of Peter Sellers (Tu chiamami Peter)

Contrariamente a quanto succede in Italia, gli americani quando fanno un biopic lo fanno per lo più per mettere l'accento sugli aspetti più negativi del personaggio in questione. E' stato il caso di Ray, di Ali e adesso lo è di Peter Sellers, l'indimenticabile attore inglese la cui carriera è raccontata nel film Life and death of Peter Sellers di Stephen Hopkins che uscirà in italia il 19 agosto con il titolo Tu chiamami Peter - ma ha rischiato di chiamarsi Una pantera ad Hollywood!. 
Il film, nato per la televisione americana, ha un cast di tutto rispetto, a cominciare dal protagonista Geoffrey Rush che, anche se penalizzato a volte da un make up troppo evidente, è un perfetto Sellers nelle espressioni e nelle movenze. La bellissima Charlize Theron è la bella Britt Ekland, attrice e seconda moglie di Peter, mentre Stanley Tucci è un introverso, insofferente e pignolo Stanley Kubrick
Da ricordare anche la nostra Sonia Aquino (presentatrice di Coming Soon) nella parte di Sophia Loren, non perché sia un grande nome ma perché è una delle cose che restano maggiormente impresse nella memoria dello spettatore (specie se maschio e etero). 
Il film è gradevole nella ricostruzione della Hollywood degli anni '60 e '70 e molto efficace è anche la trovata di far interpretare a Geoffrey Rush a turno ognuno dei personaggi del film, con lo stesso spirito istrionico di Sellers. 
Quello che può sembrare meno riuscito è il tentativo di introspezione psicologica dell'attore inglese, ma del resto Hopkins non è Scorsese. Tutto quello che si sa, per sentito dire, di Peter Sellers nel film è rappresentato in maniera troppo iconografica se non banale. Quindi assistiamo al Sellers lunatico che distrugge i giocattoli del figlio per poi regalargli un pony dopo nemmeno un giorno, al Sellers donnaiolo che lascia la famiglia per inseguire un sono erotico con la Loren, al Sellers vizioso che indugia nell'alcool e nelle droghe pesanti, fino al Sellers vanesio che si innamora di un romanzo (Being there/Oltre il giardino) che vuole a tutti i costi portare sullo schermo convinto che possa donargli l'immortalità. Il film non sarà visto quasi da nessuno in Italia, visto il periodo in cui lo faranno uscire al cinema, ma credo che girerà abbastanza nel circuito Home Video. Vale la pena, comunque, di essere visto se non altro perché ricostruisce la genesi di film molto popolari e perché ricorda un attore forse mai abbastanza apprezzato, alla vigilia di un remake de La pantera rosa con Steve Martin.
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24 luglio 2005

The Black Dahlia

A leggere la trama e le altre notizie sul prossimo film del maestro Brian De Palma, sembra che l'ambientazione sarà molto simile a quella di L.A. Confidential, anche perchè The Black Dahlia è tratto dall'omonimo romanzo di James Ellroy, autore anche dell'originale del film di Curtis Hanson. Il romanzo di Ellroy è da molti considerato uno degli ultimi esempi di grande noir, e il fatto che sia De Palma a dare immagini alla storia fa ben sperare.
The Black Dahlia racconta dell'indagine da parte di due poliziotti ex pugili sull'omicidio di una ragazza di 22 anni, Elizabeth Short, aspirante attrice, mitomane e prostituta a tempo perso, il cui cadavere seviziato e diviso in due fu trovato il 15 Gennaio del 1947 a Los Angeles dando via ad uno dei casi di cronaca irrisolti più conosciuti della storia americana. All'epoca della vicenda i media fecero un gran clamore dando al personaggio il nome di Dalia Nera, a causa del colore corvino dei capelli, perifrasando il titolo del film Blue Dahlia (La Dalia azzurra) con Veronica Lake del 1946.
Un ottimo plot, quindi, per il ritorno di Brian De Palma che ci aveva lasciato con un altra Famme Fatale, film molto seducente che aveva il grande merito di omaggiare il genere noir ma che, considerando il calibro dell'autore, aveva un po' deluso le aspettative.

Nella parte della Short, De Palma (o ci per lui) ha scelto la trentenne canadese Mia Kirshner (mai vista), ma parti ben più di rilievo sono riservate agli onnipresenti Scarlett Johansson e Josh Hartnett.

Speriamo soltanto che De Palma non si senta ancora una volta obbligato, come per le sue ultime produzioni, a dover omaggiare i maestri del genere, soprattutto il sommo Hitchcock, con scene di docce, lavandini sgorganti e interminabili piani sequenza.

E a proposito di De Palma, sembra che l'annunciato prequel de Gli Intoccabili (Capone rising) sia ormai ufficiale per il 2006, così come è ufficiale che con quello di Scarface (annuniato per il 2007) De Palma non avrà niente a che fare.

La storia della Dalia Nera

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01 luglio 2005

Kill

di Ferdinando Carcavallo

Beh, devo confessare che visto il clamore e l’interesse suscitato (ai rumors ha contribuito sebbene modestissimamente anche il sottoscritto), mi aspettavo di più da Kill?. Non direi nemmeno tanto di più. Mi aspettavo qualcosa. La trama, per quanto non originale, avrebbe potuto essere comunque un pretesto per una storia divertente e intrigante, magari anche un po’ scomoda. Avrebbe potuto sì, ma in mano ad uno scrittore, e non in mano ad un uomo di scienze col vezzo della narrativa. Confesso, non ho letto altri romanzi di Roberto Vacca, ma conosco i suoi scritti divulgativi di ingegneria informatica (siamo colleghi…) e probabilmente è una di quelle figure che mi hanno convinto alla virata dagli studi classici a quelli scientifici. Non sapevo nemmeno del suo interesse per la politica e mi ha fatto piacere constatare quanto fossimo allineati anche su questo tema. Però devo a malincuore constatare che il “romanzo di fantapolitica” del professor Vacca delude i lettori un po’ avvezzi a tecniche e atmosfere di questo genere.

Di fantapolitica non c’è molto, se non che il fatto storico dal quale prende spunto è inventato. Ma questo non basta a proiettare un lettore in un contesto politico alternativo, irreale ma possibile. Se devo pensare ad un romanzo di fantapolitica mi viene in mente Fatherland1984 di Orwell o V for Vendetta di Alan Moore - , in cui un presente alternativo è un pretesto per riflettere sui pericoli dell’autoritarismo nell’era moderna.

Diciamo la verità, se il politico vittima dell’attentato non si chiamasse Silvio Berlusconi il romanzo non avrebbe nessun interesse. Infatti, l’unico motivo per il quale non ho abbandonato la lettura prima della fine è stato perché mi aspettavo da un momento all’altro una rivelazione, una denuncia o semplicemente una teoria di Vacca sul futuro del paese. Il romanzo di Vacca non solo non arriva a tanto ma è permeato da un qualunquismo antiberlusconiano al quale ci siamo talmente abituati che cominciamo a non crederci nemmeno più. Quasi quasi il “portatore nano di democrazia“ comincia a farci tenerezza per la sua goffagine, quasi come la maschera Fantozzi. E’ il momento di cambiare strategia, professore.

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21 giugno 2005

Storaro (e KinemaZOne) all'Ischia Film Festival

di Ferdinando Carcavallo

Non che sia avvezzo ai festival cinematografici, ma ho visitato i luoghi dove questi si svolgono. Quindi ho visto Cannes, Hollywood e Venezia. L’Ischia Film Festival si svolge – come i meglio informati sanno – ad Ischia, e non è per campanilismo se mi sento di affermare con certezza che tale locazione è la migliore. E infatti tema principale dell’IFF sono le location cinematografiche, con una naturale predilezione per l’isola verde e le altre isole del Golfo di Napoli.
Il festival si è inaugurato ieri sera con un cocktail in un albergo sul mare ai piedi del Castello Aragonese ed è proseguito con una mostra fotografica (Roma – la città del cinema) alla torre di Guevara e la proiezione di un film (Il Mulatto) di De Robertis con Umberto Spadaro girato nel 1949 ad Ischia e restaurato per l'occasione.

Già da questa prima giornata l’IFF si è delineato come un festival (ancora) molto lontano dal frastuono della mondanità e dal clamore delle promozioni, e per questo un’occasione d’oro per concentrarsi sul valore estetico dell’opera cinematografica. In questo contesto cala alla perfezione la presenza come Guest Star (ma anche patron) di un artista come Vittorio Storaro. E oltre che un artista, Storaro, è anche una persona estremamente disponibile, tanto che al cocktail di inaugurazione del festival ha concesso un po’ del suo tempo a KinemaZOne, grazie anche alla benevolenza di Enny Mazzella. Appena mi ha visto mi ha chiesto cos’era quel brutto simbolo sulla mia maglietta.Gli ho spiegato che non era il simbolo di una setta satanica ma il logo di Blair Witch Project, forse l’ultimo Horror girato a Hollywood, prima dell’arrivo degli horror giapponesi.
Non conosco… Non amo l’Horror ha risposto il maestro, anche se nella sua filmografia compaiono Dario Argento e l’ultimo
Esorcista.

Con Argento ho fatto "L'uccello dalle piume di cristallo" che non era un Horror. Era un giallo psicologico. Una storia bellissima. Fu un bel lavoro, anche se non lo ricordo con piacere per via della rottura con la produzione, specialmente con il padre di Dario (KZ: Salvatore Argento)… Riguardo l’ultimo "Esorcista" poi, la storia è lunga. Firmai il contratto quando lessi il copione di Frankheimer, che purtroppo morì nel 2002. Il film passò poi a Paul Schreder completamente sconvolto, molto più psicologico, e già lì avrei voluto interrompere la collaborazione, ma non potevo. La produzione si sarebbe spostata a Cinecittà praticamente per me. Alla fine anche Schreder fu sostituito.

Avrei voluto chiedergli un parere sul ruolo del Direttore della Fotografia nell’era del digitale, dove praticamente le location sono create con la computer graphic, ma mi ha interrotto all’inizio contestandomi (amabilmente) sulla definizione.

Non esiste il Direttore della fotografia. E’ una definizione errata, tutta italiana. Io vorrei cambiarla. Nel film c’è un solo "director", ed è il regista. Io riconosco l’autorità del regista, è lui che dirige e basta. E’ inconcepibile avere due direttori. Come se in un’orchestra tu dirigessi gli archi e io gli altri musicisti.

E’ allora che definizione possiamo usare?

Dal Greco, come sempre. Il Fotografo è colui che scrive, racconta con le luci. Photo(luce) Grapho (Scrivere). Nel mio caso c’è da aggiungere la parola "Kine" perché c’è il movimento. Quindi la definizione esatta è quella americana Cinematographer. In Italiano potremmo dire Fotografo Cinematografico o Cinefotografo.

Il programma dell'IFF

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17 maggio 2005

Morgan e 24 Grana: i remake

Non solo il cinema, quindi, si affida ai remake per far fronte alle crisi creative, ma anche la musica. Almeno in Italia.

Appare molto singolare, infatti, l'uscita nei negozi di due album come quelli di Morgan e dei 24 Grana. Il primo, intitolato Non all'amore, non al denaro nè al cielo, è il remake dell'omonimo album di Fabrizio de Andrè del 1971 che il cantautore genovese trasse dall'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters tradotto in Italiano da Fernanda Pivano. Le canzoni del disco di Morgan non sono delle cover ma delle rispettosissime reinterpretazioni orchestrate utilizzando le partiture originali di Nicola Piovani. L'intento ufficiale è quello di dare alle nuove generazioni, che magari resterebbero insensibili ad una ripubblicazione dell'originale di De Andrè, la possibilità di conoscere delle vere e proprie perle della musica e della poesia. Anche la copertina del CD è quasi identica a quella del Long Playng del 1971.

I 24 Grana invece celebrano se stessi, ma piuttosto che reinterpretare i brani del loro album culto Metaversus, decidono di farlo uscire di nuovo in una special edition con un DVD di videoclip e interviste. La storia vuole che i 24 Grana nel 1999 realizzarono con la Sony questo disco che segnò il successo del gruppo, ma restarono molto delusi dall'impegno che la major mise nella distribuzione dopo l'uscita (niente ristampe). Passati i canonici 5 anni del contratto con la Sony, la casa discografica storica del gruppo (Sintesi 3000) e il gruppo stesso ora possono gestire indipendentemente la distribuzione di Metaversus.

Potrebbe sembrare che questo remake sia più tecnico che culturale, ma conoscendo la vicenda della Sony e lo spirito indipendentista e no global del gruppo napoletano, l'operazione dei 24 grana assume connotati alquanto importanti, per non dire sociologici.

24 Grana ZOne

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21 marzo 2005

Kill Bill: the whole bloody affair

di Ferdi Carcavallo

Un film di arti marziali in mandarino, un nuovo capitolo di Venerdi 13, il remake di 007 Casino Royale e Inglorious Bastards. Certo che il povero Quentin Tarantino tra impegni veri o presunti non sa proprio come organizzarsi e tornare nelle sale. Ed ecco che la Miramax gli viene in aiuto facendo transitare per le sale cinematografiche quello che tutti (almeno io) aspettavano da tempo di vedere in DVD, ossia la versione integrale ed unica della saga di Beatrix.
Si tratta di Kill Bill 1 e 2 cuciti ed integrati delle scene tagliate per motivi vari. In questa versione extralarge di circa 4 ore, che si intitolerà Kill Bill: the whole bloody affair e che uscirà nei prossimi mesi negli USA, potremo vedere il combattimento tra Bill e Pai Mai per allenare Beatrix, il combattimento con gli 88 Folli a colori (nel vol.1 era stato censurato rendendolo b/n) e Samuel Jackson che fa qualcosa di più di un micro cameo.
Tarantino ha affermato che quella che vedremo sarà la versione dei Kill Bill usciti in Giappone. Probabilmente avremo la possibilità di vedere l'opera cosi' come l'autore l'aveva concepita, sperando che non si tratti invece di quella assemblata dal distribiutore per motivi tutt'altro che artistici.

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17 febbraio 2005

Stallone e Willis bastardi di Tarantino

di Ferdi Carcavallo

Con frequenza mensile arrivano le news più o meno ufficiali sui prossimi lavori di Quentin Tarantino. L'ultima riguarda il cast dell'annunciato film Inglorious Bastards che annovererebbe Bruce Willis e Silvester Stallone. Si tratta di un film di guerra, ambientato nella Parigi occupata dai Nazisti della II guerra mondiale. Il film dovrebbe essere un remake di Quel maledetto treno blindato di Enzo G. Castellari, ma anche questa notizia non è del tutto ufficiale (anche se il titolo americano del film è identico a quello di Tarantino) in quanto alcuni ben informati lo vorrebbero più vicino a Quella sporca dozzina di Robert Aldrich. Nessuno pensa invece ad un soggetto originale, forse perchè questa abitudine di scrivere per il cinema si è persa ad Hollywood. Riguardo alle due stelle citate, che andrebbero ad affiancare Adam Sandler, Michael Madsen e Bo Svenson, pare che la notizia sia davvero credibile dal momento che Stallone, dopo i flop al botteghino, ne guadagnerebbe in quotazioni come accadde per John Travolta, e poi perchè i due machos andrebbero ad interpretare dei militari americani pronti a tutto. Una sorta di Rambo pulp. Molto pulp. Pure troppo...

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