22 luglio 2004

Ammaniti e il cinema

di Ferdinando Carcavallo

Se si parla di Niccolò Ammaniti a proposito di cinema il pensiero va, ovviamente, al bel film di Salvatores Io non ho paura, tratto dal romanzo omonimo dello scrittore romano.
Il film di Salvatores, pero’, non è stato il primo rapporto di Ammaniti con il cinema, anche se il più prestigioso.Già il primo romanzo Branchie è stato tradotto sullo schermo da Francesco Ranieri Marinotti nel 1999 in un film che come protagonista aveva il cantautore Gianluca Grignani. Poco distribuito nelle sale, il film non colpì ne’ pubblico ne’ critica.
Precedentemente uno dei racconti della raccolta Fango era stato adattato da Marco Risi in L’ultimo capodanno dell’umanità (1998). Questo film rappresenta davvero un mistero. Diretto da un regista affermato, con un cast eccezionale e in piena forma(Abatantuono, Haber, Bellucci, Beppe Fiorello, Santamaria, Ricky Memphis, Iva Zanicchi), tratto da un racconto di uno scrittore di successo e con un nudo integrale della Bellucci (che va considerato come parametro di successo), il film fu distribuito male e pubblicizzato poco, ma vale la pena recuperarlo (DVD della Mondo) perché divertente e fatto molto bene.
Più recentemente, Niccolò Ammaniti ha scritto soggetto e sceneggiatura di Il siero della Vanità, il noir di Alex Infascelli sul mondo della televisione, che a sentire un po’ i giudizi dei critici non brilla di originalità. Il romanzo best seller di Ammaniti Ti prendo e ti porto via, che a leggerlo pare proprio scritto apposta per il cinema, è invece ancora conteso tra le case di produzione per l’adattamento cinematografico.

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